Via Antonio Ongaro 19, 00048, Nettuno
La chiesa, dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista, è stata realizzata nel 1748 dall’architetto Carlo Marchionni; il progetto originario, risalente al 1738, ha subito delle modifiche in corso d’opera per limitarne i costi.
Ha preso il posto della medievale chiesa di Santa Maria Assunta, che a sua volta aveva sostituito una più antica chiesa paleocristiana eretta, per tradizione, nell’area di un tempio pagano, dedicato al Dio Nettuno.
L’interno è a navata unica, coperta da una volta a botte lunettata, decorata con stucchi ed illuminata da ampi finestroni.
Lungo le pareti sono disposte due cappelle per lato, coperte da volte a padiglione.
Completano la navata un fonte battesimale ed una cappella centrale, ricavata in epoca moderna dalla riduzione di un ambiente di servizio.
Nei restauri generali, effettuati nel 1867, la volta della navata sino allora semplicemente imbiancata, fu decorata dal pittore Andrea Monti di Genzano.
Tra il 1962 ed il 1965 la chiesa è stata sottoposta ad un profondo restauro che ne ha in parte alterato l’aspetto interno.
La vecchia cantoria, sovrastante l’ingresso, è stata demolita e sostituita con una più ampia struttura; la conca absidale ed il vano del fonte battesimale sono stati decorati con lastre di cemento marmorizzate; le pareti, arricchite nel fregio da bassorilievi, sono state rivestite con marmi colorati.
Nella chiesa sono conservate sei pale d’altare: quella dell’altare maggiore, raffigurante la Madonna Assunta fra i Santi Giovanni Battista ed Evangelista, datata 1739, è firmata dal pittore viterbese Vincenzo Strigelli (1713-1769).
Altra opera firmata è la Madonna del Rosario di Geremia Rovari nella cappella del Sacramento.
La tela della cappella attigua con la Vergine Immacolata ed i Santi Vincenzo Ferreri e Luigi Gonzaga, è attribuita al pittore lucchese Pompeo Batoni (1708-1788).
La pala dell’altare con l’Arcangelo San Michele è una libera copia del dipinto eseguito intorno al 1635 da Guido Reni per la Chiesa dei Cappuccini di Roma.
Nella cappella della famiglia Soffredini, l’altare, realizzato come il pavimento con marmi romani antichi, è sovrastato da un Gesù Crocefisso con Maddalena, di autore ignoto.
Nel vano d’ingresso della sacrestia è conservato il Martirio di San Biagio, proveniente dall’omonima chiesina campestre, distrutta nel 1860; l’opera è attribuibile a Pier Francesco Mola (1612-1666) o alla sua scuola.
Nella cappella centrale è stato ricostruito l’altare, in parte quattrocentesco, dell’Oratorio del Carmine che sino al 1936 occupava una parte dell’attuale Piazza S. Giovanni.
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