Il palazzo fu costruito dal principe romano Camillo Pamphilj, nipote di Innocenzo X, nella metà del Seicento.
Per la costruzione era stata acquistata e abbattuta (o forse pesantemente trasformata) una villetta di Giovanni Federico Cesi III, duca di Acquasparta, costruita da un suo zio cardinale, che a sua volta aveva abbattuto tre vecchie case che si affacciavano sul mare, all’estremità meridionale di Piazza Colonna.
Estinta la famiglia Pamphilj nel 1760, tutti i loro beni passarono alla casa dei Principi Doria di Genova, che nel 1834 cedettero in permuta il palazzo al principe Francesco Borghese.
La famiglia Borghese donò infine nel 1988 alla Curia di Albano parte del piano terra e tutto il piano nobile, nei quali dal 1854 al 1985 avevano svolto la loro opera di maestre le suore Figlie della Croce.
Il resto del palazzo, dopo essere stato suddiviso in appartamenti, era già stato venduto a privati nel 1959.
La struttura, costruita sulla scarpata che giunge a lambire la riva del mare, si eleva per tre piani su Piazza Colonna e per cinque dalla parte di mare.
È possibile attribuire l’impianto progettuale al gesuita Benedetto Molli, che per il principe Camillo Pamphilj costruirà pochi anni dopo il palazzo di Valmontone.
Significativi interventi in corso d’opera furono effettuati dagli architetti Giambattista Mola e Francesco Buratti.
Le decorazioni degli interni furono affidate al pittore Pier Francesco Mola.
Dopo i danni subiti dal palazzo per gli avvenimenti che travolsero Nettuno nella Seconda Guerra Mondiale, del ciclo originario permangono tredici affreschi: uno al piano terra e dodici al primo piano.
L’affresco del piano terra è la Visione di Mosè; l’opera coglie il momento in cui il Signore appare a Mosè e gli ordina di levarsi i sandali, perché il luogo in cui si trova è terra sacra.
Nella Galleria del piano superiore rimango otto dei venti affreschi ricordati dalle fonti storiche: nella volta si conservano due medaglioni, uno ovale e l’altro ottagonale, con le figure allegoriche della Pace e della Sapienza, cui si alternano due quadri rettangolari, raffiguranti dei putti che reggono dei rami d'olivo e delle colombe.
All’interno di tre lunette della volta sono rappresentate delle scene di genere: una coppia di giovani con il capo fasciato da turbanti che si affacciano da un parapetto sul quale è posato un vaso di fiori; un ragazzo che addita ad un uomo dall’espressione malinconica qualcosa che avviene sullo sfondo, oltre un portico; due colombe che sostano su un davanzale, cui fanno sfondo alberi ed uccelli in volo.
Un affresco di maggiori dimensioni domina una parete del lato minore della galleria: rappresenta Sant’Eustachio mentre si dispera per la perdita dei due figli, rapiti da un lupo e da un leone.
La parete opposta è occupata da un grande bassorilievo con ghirlande di fiori e frutta, che contorna lo stemma di Innocenzo XII: ricorda il viaggio di questo papa a Nettuno nel 1697 ed il suo soggiorno nel palazzo.
Negli ambienti che si aprono sul salone restano altri quattro affreschi rappresentanti l’episodio della distruzione del porto Cenone da parte dei Romani, la Visione di Giacobbe, l’episodio biblico di Lot e le figlie, ed il Sogno di San Giuseppe.
Apertura: Tutti i giorni dalle 8.00 alle 18.00.
Ecco le cose da fare collegate a questo punto d'interesse.